Breve profilo delle amministrative 2014

Antonio Desiderio

Antonio Desiderio

Non confronto tra idee per il paese,
ma scontro tra individui, gruppi e famiglie.

È passato quasi un anno dalle ultime elezioni amministrative, e la necessità di una riflessione si pone. Non sul risultato, che ben si conosce. Né, tantomeno, sulla sua legittimità, o sulla legittimità dei vincitori ad amministrare – sancita dal voto popolare, sovrano e incontestabile. Una riflessione sul cosa (o chi) abbia prodotto (se non del tutto, sicuramente in larga parte) il risultato elettorale – dunque la vittoria dell’uno (la “PrimaVera”) e la sconfitta dell’altro (“Avanti Capri”). Il che, a sua volta, fornisce elementi importanti per una valutazione della proposta politica di entrambe le parti in gioco.

Il dato caratterizzante delle scorse elezioni è stata l’impossibilità da parte dell’allora sindaco uscente (sig. Ciro Lembo) a ricandidarsi alla carica di sindaco. Adoperando il gergo sociologico e statistico, questo dato può essere definito variabile indipendente. Ossia, in parole povere, un elemento che non viene determinato (ed è, quindi, indipendente), ma determina e/o contribuisce a determinare il contesto e le altre variabili (le quali si dicono, quindi, variabili dipendenti).

Occorre ricordare che gli ex sindaco e vice-sindaco (sig. Marino Lembo) facevano parte della lista di maggioranza eletta nel corso delle elezioni del 2009 – insieme ad un pezzo importante dell’attuale lista di maggioranza e delle forze che l’hanno sostenuta (e quindi dell’attuale Consiglio e Giunta comunali). L’incandidabilità dell’ex sindaco ha generato la scomposizione di questo blocco in parti contrapposte. Cosicché dall’unione di forze tra il vice-sindaco uscente e pezzi della vecchia opposizione è nata la lista “Avanti Capri”. Mentre dalla confluenza di elementi inediti della vita politica e sociale del paese in ciò che restava della vecchia amministrazione è nata la “PrimaVera”.  In sostanza, tranne che nei pochi casi da riferirsi a singoli componenti dei due schieramenti, il blocco di potere e interessi economico-sociali che per lunghi anni ha dominato Capri è rimasto lì dove è sempre stato, benché distribuito tra maggioranza e opposizione.

Di fatto, attraverso i nomi e le biografie di buona parte dei membri del Consiglio e della Giunta comunali, si potrebbe facilmente costruire una mappa delle famiglie e dei gruppi che articolano lo scenario politico locale. Se analizzassimo questa mappa lungo un arco temporale di vent’anni, vedremmo che la presenza politica di tali gruppi e famiglie è pressoché costante – mentre altri gruppi e famiglie, più o meno contigui a quelli storicamente radicati, sono emersi.

Più che ad una competizione tra parti politiche contrapposte, le elezioni amministrative della primavera del 2014 possono essere, quindi, paragonate ad uno scontro interno al medesimo gruppo di potere politico e sociale – la cui implosione è stata determinata dall’impossibilità a ricandidarsi da parte del sindaco uscente. A decidere l’esito delle elezioni è stata, allora, la forza dei numeri di cui i singoli individui, gruppi e famiglie disponevano – cioè la quantità dei voti che questi erano in grado di mobilitare. E, principalmente, la decisione del sindaco uscente di appoggiare la “PrimaVera”, piuttosto che “Avanti Capri” (principalmente, ma non esclusivamente, poiché in questa riorganizzazione del panorama politico, altri gruppi e famiglie si sono posizionate e/o riposizionate). Tuttavia, potrebbe essere stata proprio la decisione del sig. Ciro Lembo di appoggiare il ‘nuovo’ cartello elettorale e di liberarsi, momentaneamente o definitivamente, del suo ex vice, sig. Marino Lembo, ad aver spinto quest’ultimo a correre da solo. Dunque, il farsi e disfarsi di gruppi e cartelli elettorali (variabile dipendente) sembra dipendere da fatti contingenti, quali i movimenti del sindaco uscente (variabile indipendente), più che da una dialettica di idee, progetti e visioni dello sviluppo del paese.

Tutto questo coinvolge la qualità della proposta politica delle due liste. In altre parole, i contenuti, l’insieme di visioni, idee e interessi sulla base dei quali si amministra, da un lato, e ci si oppone, dall’ altro.

Maturare una visione di paese sulla base della quale elaborare un progetto organico e articolato di sviluppo economico, sociale e urbano della città non è qualcosa che si possa fare in pochi mesi. Al fine di maturare una visione e un progetto di paese occorrono: a) un approccio culturale che consenta di pensare alla città in termini di visioni e progetti da realizzare; b) la volontà di pensare alla città in tali termini da parte di chi si candida ad amministrare; c) la disponibilità della comunità dei cittadini-elettori (che non sono esenti da responsabilità) a premiare un approccio di questo tipo.

In assenza di un siffatto approccio, la competizione politica a Capri si è ridotta a pura competizione tra individui, famiglie e gruppi per il potere amministrativo. Mentre la campagna elettorale è stata nulla di più, nulla di meno di un’operazione di marketing, il cui fine è stato dare visibilità ad un marchio – facendo appello alle emozioni e alla pancia della gente, più che alla loro testa. I programmi elettorali hanno riflesso questo stato di cose: due distinti, ma simili, elenchi di propositi. Propositi condivisibili, perché neutri. Cioè privi di contenuti sui quali si potesse accendere un livello minimo di dibattito e di confronto. Ma c’era davvero bisogno di programmi e idee? La risposta è no. Poiché la preoccupazione di fondo del farsi e disfarsi degli accordi pre-elettorali era: Dove si schiererà la famiglia ‘x’? A chi darà i propri voti il gruppo ‘y’? Su quale delle due liste il sindaco uscente poserà le fiches?

Molto spesso in politica la forma è sostanza. All’interno di forme, cioè di metodi e approcci vecchi alla politica, nessun cambiamento della realtà sociale, economica e culturale di un paese è possibile. Come avrebbe detto Aristotele, dal seme di un albero di mele non può nascere un ciliegio, ma sempre e soltanto un melo.  Ad oggi, la possibilità di un reale cambiamento passa attraverso un diverso metodo del fare politica. Il quale consiste nel pensare alla politica non in termini di contrapposizione di individui, gruppi e famiglie, ma in termini di visioni e progetti per il paese. Ciò implica anche la capacità di pensare i problemi e formulare soluzioni condivise.

Di qui la domanda, che coinvolge tutti quanti noi in quanto cittadini-elettori: il modo antico di fare politica che ha trionfato ancora una volta alle ultime elezioni e che tutti abbiamo in qualche modo sostenuto e praticato (e non mi riferisco soltanto alla lista vincitrice, ma agli approcci alla politica di entrambe le liste e alla logica che ha strutturato, da un parte e dall’altra, l’intera campagna elettorale); questo modo antico di fare politica,  dicevo, ha generato una qualche forma reale di progresso e cambiamento?

Rispetto ad una Capri che ai nostri figli e nipoti offre strade troppo affollate d’estate o troppo vuote d’inverno perché vi possano giocare e correre, dobbiamo operare un’assunzione di responsabilità e chiederci: abbiamo davvero pensato a loro ogni volta che abbiamo infilato la scheda nell’urna? O non piuttosto ad altro? A riprodurre e conservare forme degeneri di fedeltà a questa o quella persona, a questo o quel gruppo, a questa o quella famiglia? Quella fedeltà che ammazza qualsiasi forma di vita civile, e annienta sul nascere la formazione di una comunità di cittadini – dove l’interesse della collettività si pone a tutela dell’interesse individuale e non viceversa.

Antonio Desiderio

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