Egregio Signor Gheller,

via krupp 2

Pubblichiamo la lettera di un nostro concittadino che ha voluto rispondere alla lettera del signor Gheller e contemporaneamente  sottoporre ai capresi,  che come è giusto vogliono farsi una personale idea delle cose, alcune osservazioni.

 

Egregio Signor Gheller,

Ho letto la sua lettera alla città di Capri apparsa su molti organi di stampa riguardo alla vicenda Via Krupp, uso l’espressione solo come semplice semplificazione, ed immaginandola indirizzata non alla Città di Capri quale ente rappresentativo, semplifico ancora diciamo il Comune, ma alla città di Capri quale comunità di cittadini desidero riscontrare la sua nota titolato a farlo in quanto da Caprese facente parte appunto dei destinatari.

Partirei dalla fine della sua lettera con una battuta, e non fraintenda il mio spirito: meno male che non era e non è sua intenzione entrare assolutamente in quella che lei ha definito “battaglia” (grassetto e virgolette sono sempre sue) tra le forze politiche e imprenditoriali dell’isola altrimenti chissà cosa avremmo letto! Ma questa può anche darsi sia stata una mia sensazione sbagliata.

La sua lettera potremmo definirla almeno inopportuna, alla luce del momento nella quale viene recapitata; nella sua per carità legittima visione che via sia una guerra in corso ha dimenticato un terzo elemento, noi cittadini, chiamati in questo momento ad aderire o meno ad una chiamata referendaria su un quesito legittimo e secondo modalità democratiche, non meritavamo distrazioni da parte di chi, spero non avrà difficoltà a riconoscerlo, possiamo definire in un certo senso parte interessata.

Qui però vorrei cogliere a suo favore un elemento distensivo ai toni della sua lettera, a me non sembra, salvo smentite, che qualcuno ce l’abbia con la Gheller o critichi il suo progetto dal punto di vista tecnico, non ho mai ascoltato parole di critica sulla serietà, affidabilità e competenza dell’impresa che porta il suo nome e son certo mai ve ne potranno essere, mi chiedo allora se sono io che non ho capito niente o magari lei, in questo clima da battaglia, sia stato indotto a fraintendere il motivo del contendere, mi domando, e perdonerà la mia sintesi brutale, lei perché se la prende tanto?

Ciò che ho confinato nelle mie capacità di comprendonio è che il project financing è una tecnica finanziaria e non una pratica ingegneristica, noi tutti, ma proprio tutti, vogliamo riaprire via Krupp, noi tutti, ma proprio tutti, senza alcuna mal celata ironia, siamo convinti della bontà del suo progetto tecnico, anche perché in tanti di noi mai avremo capacità e cultura per contestarlo qualora anche presentasse lacune; resta il problema di come ripagare i lavori e qui sta il motivo del contendere.

La sua impresa ha presentato un project financing: questi sono i lavori da fare, questi sono i costi, questa l’opportunità offerta per ripagarli in un certo tempo e secondo certe modalità – semplifico per capirmi – ora se noi cittadinanza caprese chiediamo un attimo di riflessione, fermiamo le bocce e verifichiamo magari se esiste una strada diversa per poter ripagare i lavori, lei dopo perché mai dovrebbe ritirare il suo progetto? Perché mai il suo progetto potrebbe costare di più? Perché mai offrirebbe meno garanzie?

Lo so, potrebbe essersi arrabbiato per lo spettro agitato della “privatizzazione”, pure lei però perdoni ci ha messo un po’ del suo quando inizialmente immaginava pontili galleggianti, carrellini elettrici, c’era una visione magari non da “privatizzazione” secondo Wikipedia ma vogliamo azzardare: un uso privatistico? Certo, poi si è cambiato, ma ammetterà che almeno le perplessità erano legittime, ad essere sincero al posto di altri io alla prima stesura non avrei dato la dignità di argomento da discutere in assisi istuzionali ma un semplice rimando al mittente.

Non si arrabbi alla parola privatizzazione, l’indicazione nella sua lettera su detto termine della lingua italiana è la seconda lezione che riceviamo in breve tempo, tutti tranquilli abbiamo studiato e capito, qui però più che l’etimologia avremo bisogno di un’analisi semantica.

Vorrei farle un esempio, auspico calzante, c’è stato un tempo nel quale a noi capresi per quanto riguarda i trasporti marittimi è stato raccontato che alla Regione restava la competenza e l’autorità mentre agli operatori venivano date le concessioni, nessun passaggio di proprietà nessuna privatizzazione. Mi dica se può, in base a sue esperienze, come giudicherebbe il sistema dei trasporti marittimi da e per Capri? Chi la fa da padrone?

Se l’esempio è centrato capirà che qualche preoccupazione dobbiamo averla, la stesura di un project financing reca in se la rinuncia a qualcosa, non possiamo nascondere che l’atto di concessione che scaturisce dall’accordo per dirla in termine tecnico attribuisce o trasferisce posizioni o facoltà nuove al privato e ci perdoni se siamo un po’ a corto di fiducia nei privati per l’esempio esposto.

Potrei citarle anche l’esempio dei giardini di Augusto, è vero come dice lei che un biglietto di ingresso già esiste, e se ne potrebbe riparlare, in effetti lei chiede aumentarlo solo di un euro, la questione però non è così semplice come esposto, ai giardini di Augusto esiste oggi un appalto per la sola bigliettazione, mi corregga se sbaglio, e l’incasso resta al Comune; il suo progetto prevede non solo l’aumento del biglietto e la bigliettazione ma anche la Concessione dell’utilizzo dei giardini; traduco per noi capresi: se oggi qualcuno vuole fare una cerimonia ai giardini deve chiedere al Sindaco come rappresentante istituzionale, domani se passa il progetto dovrà chiedere a lei o chi sarà ed il canone che prima incassava il comune verrà ripartito. Mi correggerà se sbaglio, anche in questo caso a noi capresi viene naturale chiamarla privatizzazione dei giardini di Augusto, tutto ciò che prima incassava il Comune in gran parte passerà ad un privato, certo per ripagare un lavoro, magari impareremo a chiamarla in maniera diversa, sull’aspetto formale ha convinto noi tutti, lei non compra i giardini di Augusto; ma quale è la verità?

Vorrei qui ricordare che siamo corsi a comprare le quote del porto turistico per sottrarle alle ingerenze straniere e noi avevamo già il 51 per cento per comandare, insomma mi creda in termini di gestione del patrimonio quando c’è qualcuno non caprese di mezzo a noi viene spontanea la parola privatizzazione, lo prenda come un vezzo, è vero magari a volte ci piace a volte un po’ meno, comprendiamo la sua enfasi a riguardo ma è mal posta, nel problema lei non sarebbe il privatizzatore ma il privato, lei non c’entra, non è lei che paga e non a lei chiediamo valutazioni diciamo costi/benefici e valutazioni se vi siano altre strade.

Lei fa bene a difendere il suo progetto in termini di affidabilità, di garanzia per il futuro, ed è giusto consideri anche il suo guadagno legittimo da impresa, la prego però non usi lo zuccherino della gara ad evidenza pubblica, la posizione del proponente un project financing è di assoluto vantaggio, cosa esattamente dovrebbe proporre un altro concorrente conscio che ad altri è concesso diritto di prelazione – è una curiosità sincera – fare gli stessi lavori a metà del prezzo? Rinunciare ad una parte degli introiti? Rimetterci?

Mi permetta poi una piccola e garbata tiratina di orecchie, lei è il proponente del progetto in esame posto comunque all’esame della comunità, il titolare del maggiore interesse incluso quello imprenditoriale, forse non poteva concedersi una missiva simile in un momento nel quale decisioni stanno per essere prese.

Il project financing nel nostro ordinamento non credo sia stato introdotto per far strada ai benefattori, è nato con la giusta intenzione di rivitalizzare investimenti laddove era impossibile agire ma per carità nessuna beneficenza, penso addirittura che a livello europeo, dove a certe cose sono attenti, non sia neanche visto tanto di buon occhio, arrivo a pensare anche che un povero Comune, in termini di bilancio, accetti non di buon grado dover dare per avere ma certo qualcosa bisogna pur fare.

Quanto può valere per una comunità l’utilizzo di un marchio, quanto può valere ad esempio rinunciare al biglietto di ingresso ai giardini risparmiando magari qualche intervento non esattamente necessario, quanto esattamente costa il progetto Gheller e quanti soldi abbiamo già da poter spendere e su quali risorse future potremmo contare? Vorrei spogliarmi anche da vesti romantiche, perché l’evento a via Krupp non lo possiamo gestire noi, intendo comunità caprese, ed evitare tentazioni private incassandone anche i ricavi? Di questo ci stiamo interrogando e non se lei sia bravo o se faccia bene la sua professione.

Ha ragione nel suo ragionamento, non esplicito ma intellegibile tra le righe della sua lettera, il project financing ci solleva da una sacco di pastoie amministrative, burocrazie, rende tutto più snello, ma mi chiedo: può valere questo il prezzo? Abbiamo una macchina amministrativa che stenta e per vent’anni sarà lei od un altro a dire se il marchio Capri o Capri via Krupp che dir si voglia possa stare o non stare su questo prodotto, certo staremo sereni di non vederlo su una scatola di profilattici, ma quanto vale?

Project financing sarà anche una tecnica usata ormai ovunque e ci crediamo, ma  stiamo parlando di qui ed adesso, il potere contrattuale di gestire il biglietto di ingresso di una palestra che si è costruita ed ottenuta in concessione vale lo stesso potere contrattuale di gestire un marchio di un bene che a detta di molti è bene dell’umanità? Giustamente ci sarà una proporzione, prima di dire avanti prego possiamo rifare due conti?

Oggi noi attendiamo risposte ad interrogativi pratici: quanto costa riaprire, lavori e controlli annuali annessi, quanti soldi abbiamo subito e quanto potremmo ricavare da questo e da quello, quanto costa alla comunità se facciamo così o facciamo colì, in pratica essere gestori dell’analisi di una scelta, su questi temi vorremmo essere lasciati liberi di verificare e decidere; e se decisioni contrarie e diverse saranno prese vorremo essere noi a dire: no grazie.

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