Tutto il potere ai burocrati!

di Roberto Coppola

di Roberto Coppola

Tanti slogan, nessun risultato,
ma è davvero tutta colpa della burocrazia?

Tutti ricordiamo lo slogan “Tutto il potere ai Soviet!” gridato in Russia all’indomani della Rivoluzione Bolscevica; ma se invece dovessimo trovare uno slogan per la controrivoluzione caprese avvenuta a maggio dell’anno scorso, esso sarebbe sicuramente “Tutto il potere ai burocrati!”; ad essi infatti viene attribuita la colpa della piega, per niente positiva, che sta prendendo l’Isola che c’è, o meglio che c’era.

Il problema principale è che dopo ogni vittoria elettorale principalmente si cerca di fare due cose: la prima e più importante è incolpare la passata gestione di tutto ciò che non va sul territorio, la seconda è trovare un capro espiatorio nel caso in cui non si riuscisse, nel lungo e medio periodo, a risolvere la situazione che ci si è trovati a fronteggiare.
La prima cosa l’abbiamo già vista in campagna elettorale un anno fa, con affascinanti e suggestivi comizi, che spesso, dietro la retorica, nascondevano interessi costituiti ben celati. Quello dell’incolpare il passato come arma per raccogliere facili consensi, però, è talmente un cliché che ne parla perfino Dante nella Divina Commedia, per la precisione nel XVII Canto del Paradiso in cui dice: “La colpa seguirà la parte offensa/ in grido, come suol, ma la vendetta/ fia testimonio al ver che la dispensa”.
Per quanto riguarda la seconda, invece, i “Guelfi Neri” capresi hanno dovuto trovare, come dicevo prima, un capro espiatorio che hanno ricercato nella burocrazia, e questo ci rimanda al titolo dell’articolo: quanto potere hanno i burocrati nella vita pubblica nel nostro paese? Sicuramente un peso notevole, e non è necessario essere degli strateghi della politica per affermarlo; ma a questo punto, poiché la burocrazia nell’amministrazione pubblica esiste dai tempi dell’Unità d’Italia, vien da chiedersi come mai le abulie della vecchia amministrazione erano tacciate ai singoli amministratori e ora invece vengono attribuite alla burocrazia. Un capro espiatorio comodo, la burocrazia, perché privo di una figura reale e tangibile con cui andare a lamentarsi.  Anche in questo caso i “Guelfi” non hanno inventato nulla di nuovo, nell’antropologia già René Girard aveva ideato la figura del capro espiatorio e Daniel Pennac la utilizzò addirittura nel suo ciclo di romanzi.

In tutto ciò, i lettori più attenti mi perdonino il volo pindarico, a Capri si è manifestata la preoccupante abitudine, già in voga a livello nazionale, di dividere le categorie politiche, anziché in Destra e Sinistra, in vecchio e nuovo, cosicché diventi completamente superfluo il dialogo politico, trasformato ormai in scontro frontale per dimostrare agli elettori, sempre più spaesati, di essere i più giovani e i più nuovi, anziché dimostrare di essere portatori dei loro interessi, oserei dire, di classe.
Il dialogo politico in questo modo è completamente superfluo e depauperato del suo reale significato e libera i politici dal dover affrontare i problemi in chiave critica anziché fare facile demagogia.  Nemmeno in questo caso, però, sono stati originali, i “Guelfi”, prima di loro ad utilizzare questa tecnica è stato Berlusconi, poi Bossi, fino ad arrivare ai moderni Matteo Renzi e Beppe Grillo (Salvini non lo cito nemmeno, per decenza umana).

Per quanto riguarda il mio giudizio, a quasi un anno dalle elezioni, esso rimane nettamente negativo, se i Guelfi non si assumeranno le loro responsabilità  e se non cesseranno di attribuire alla burocrazia le colpe della loro incapacità, gli elettori – con un minimo di buon senso – sapranno come rispondere quando saranno chiamati nuovamente alle urne; spero solo che, nel frattempo, i “Guelfi” non ci facciano rimpiangere la peggior Democrazia Cristiana e come disse Dante: “non siate come penna ad ogne vento, e non crediate ch’ogne acqua vi lavi”.

Roberto Coppola
Partito Democratico

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