Perché non si può parlare di ‘anno zero’ della cultura

sindaco_fascia

 

di Antonio Desiderio –

– Dopo il momento dell’ironia (momento cruciale in una democrazia, poiché bisogna poter ridere di tutto), un momento di riflessione sulle parole usate dalla massima carica istituzionale del comune, cioè il Sindaco, è necessario. Parole che spiegano l’interessamento di questo giornale all’espressione ‘anno zero’ della cultura.

Il Sindaco, signor Giovanni De Martino, parla di ‘anno zero’ della cultura. Che significa? Svariate interpretazioni sono possibili, sia sulle parole, quanto sulle intenzioni. Tuttavia, l’unica interpretazione possibile è sulle parole – non potendo, le intenzioni, essere interpretate.

L’espressione ‘anno zero’ delimita una spazio politico e temporale, quello dell’esperienza di governo dell’attuale maggioranza, prima e fuori del quale non ci sarebbe nulla. E’ giusto presumere una cosa del genere? Ossia che, ad oggi, l’amministrazione guidata dal Sindaco e dalla sua maggioranza sia l’unica formazione politica e sociale che sia stata in grado di fare cultura a Capri? La risposta è no, non lo è. E per un motivo molto semplice.

Al di là del riferimento, ovvio, alla millenaria stratificazione storico-culturale di Capri, non occorre alcun particolare sforzo di memoria, e di buon senso, per sapere che tante sono le associazioni culturali che nel corso dei decenni hanno operato sul territorio. Chi scrive ha avuto modo di partecipare attivamente alle attività di un’associazione, Oebalus, che tanto ha fatto e ha tentato di fare, pur con tutti i limiti che hanno contraddistinto quell’esperienza, per contribuire alla crescita culturale del paese. E basta poco per capire che il materiale oggi adoperato da altre associazioni per le proprie attività sia stato in larga parte, se non del tutto, elaborato da Oebalus.

E non solo di Oebalus si tratta. Penso alle attività del Centro Documentale ‘Achille Ciccaglione’, l’unico in grado di ordinare e mettere a disposizione di studenti e ricercatori (e a beneficio della memoria collettiva di un’intera comunità), documenti che altrimenti sarebbero andati persi. Penso al ‘Centro Cerio’, unico museo accessibile, e biblioteca consultabile, di Capri. E molti altri esempi potrebbero essere fatti.

Dunque, anno zero? Niente affatto! Anno dieci, o venti, forse. Il rischio di parlare di ‘anno zero’, soprattutto quando ad usare un’espressione del genere è una carica istituzionale, che dovrebbe essere al di sopra delle parti, è quello di stabilire diritti di primazia, diritti di inclusione ed esclusione.

Inclusione ed esclusione in e da cosa? Finanziamenti e incarichi, innanzitutto. E qui, di nuovo, il tasto dolente dell’incarico all’associazione Apeiron, vicina alla maggioranza, della gestione di Villa Lysis. Un incarico affidato sulla base di un bando che escludeva a priori ogni altra associazione culturale dalla gara. Si può ragionevolmente sostenere che laureati e persone in grado di gestire Villa Lysis esistano soltanto all’interno dell’associazione Apeiron? Certo che no.

Altro esempio. “Rock in Capri”, un’organizzazione che è stata in grado negli anni passati di mettere insieme il variegato universo di musicisti locali e di dare vita ad eventi di notevole portata – naufragata nell’assenza di finanziamenti. Finanziamenti destinati, invece, a “Jazz in Capri”, evento anch’esso di una certa rilevanza, ma che, a differenza di “Rock in Capri”, gode di precise affiliazioni politiche. Fare l’elenco di tutte le associazioni culturali che sono state escluse dai flussi di finanziamento pubblico sarebbe lungo. Ma chi opera nel settore, ed ha subito determinate scelte da parte dell’amministrazione, sa che queste non sono fantasie.

Qualcuno potrà dire che non c’è nulla di tutto questo nelle parole del Sindaco. Può darsi. Ma, allora, un Sindaco dovrebbe scegliere le proprie parole con più cautela, e tenere sempre conto, nella scelta delle parole e delle azioni, che un Sindaco è Sindaco di tutti, e non solo di alcuni.

 

facebooktwitter