Manuale di sopravvivenza per una visita a Capri

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– di Ludovica Di Meglio

  – Capitolo I
– “Lo Sbarco” –

In un’ora qualsiasi, di un giorno qualsiasi, di un mese qualsiasi negli anni di una Capri nuova, liberata, bagnata da mari più blu e venti più freschi, veleggiate alle volte dell’isola azzurra; la perla del golfo, il salotto del mondo.

Quel braccio di mare, che separa le rocce e le fronde a picco sull’acqua dal resto del mondo, ha il sapore naftalico dei grandi viaggi. Ma “ognuno ll’adda fa chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero”.

Guardate i vostri compagni di avventura, lì sulle carovane del mare: le truppe cammellate di asiatici, normanni, mammelucchi e visigoti che si affrettano dietro un ombrello, rubando albe, tramonti, scorci di mare con click veloci e incessanti. In un batter d’occhio, da audaci viaggiatori quali siete, cogliete al volo l’occasione di arruolarvi, sedotti da guide esperte e preparate che, venendo dai più vicini paesi lontani, saranno capaci di svelarvi ogni storia, ogni mistero e ogni alba, ogni tramonto, ogni scorcio di mare che quell’isola sinuosa, ormai in vista all’orizzonte, nasconde per sé.  In sottofondo il caldo, l’arsura e i grugniti dei cortesi traghettatori sono pur sempre parte di quel folclore unico delle nostre terre in questi tempi moderni, di business, buy for a dollar, sell for two.

All’attracco la truppa si muove: come navigati corsari all’arrembaggio i marinai lanciano giù le robuste cime e calano traballanti, ma efficaci, passerelle. Capite subito che non v’è un attimo da perdere. Ogni viaggiatore d’elite saprebbe che questo non è il momento di scherzare: bisogna farsi largo a sportellate verso le prime file, prima che la nave trabocchi dal suo scuro ventre quella fila di mezzi pesanti; i cingolati di questo sgangherato esercito nel quale marciate con entusiasmo.

Lo sbarco è stato duro, ma con la terra ferma sotto i piedi vi voltate quel tanto che basta a rimirare il golfo. L’aria è limpida, sicché l’Italia e il resto del mondo dov’eravate solo poco prima, sembra così vicina da poterla toccare: roba che vorreste allungare le mani per prenderla. Pochi metri più in la le navi continuano ad arrembare e gente di ogni dove e ogni ruolo continua a calarsi giù da passerelle improbabili, spingendosi e urlando, camminando e litigando. Ma il mare non lo sa, e se ne resta lì, placido e smeraldo, ad accarezzare gli scogli.

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