Intervista a Mario Coppola

Mario Coppola

Mario Coppola

In questi giorni il Consiglio comunale di Capri è ritornato ad occuparsi degli insediamenti di edilizia economica e popolare, portando a compimento il lungo iter della conversione del diritto di superficie in diritto di proprietà.

Spazio Capri ha deciso di intervistare l’Avv. Mario Coppola, amministratore comunale dal 1970 al 1995 che, negli anni ’80, in qualità di Assessore all’Urbanistica  del Comune di Capri promosse e, sfidando tutto e tutti, fu tra gli artefici dei programmi di edilizia economica e popolare nell’Isola di Capri.

– Avv. Coppola, l’edilizia economica e popolare rappresenta a Capri dagli anni ’80 una realtà. Sappiamo che la previsione nel Piano Regolatore di Capri di insediamenti di edilizia economico-popolare rappresentò una sorta di rivoluzione. Lei è stato il protagonista all’epoca di quella rivoluzione, può raccontarci come si arrivò a quella scelta?

Nel 1970 fui eletto per la prima volta come consigliere al Consiglio comunale di Capri. All’epoca era in discussione il Piano Regolatore di Capri che vedeva come progettista l’architetto professor D’Ambrosio. L’arch. D’Ambrosio aveva predisposto un progetto di Piano Regolatore che rispondeva, a mio parere, a logiche puramente speculative e non alle esigenze abitative della popolazione in quanto non prevedeva alcun insediamento di edilizia economica e popolare.
Nel 1972 come gruppo consiliare del Partito Socialista Italiano, che all’epoca era all’opposizione, portammo all’attenzione del Consiglio comunale l’esigenza di inserire all’interno del progetto di Piano Regolatore la idea di insediamenti abitativi per la popolazione meno abbiente.

La battaglia politica con la maggioranza consiliare dell’epoca, guidata dal Sindaco Raffaele Di Stefano, fu particolarmente dura, ma, alla fine come gruppo del PSI riuscimmo ad inserire all’interno del Piano Regolatore una variante che prevedeva insediamenti di edilizia economica e popolare ai sensi della legge 167/62.

Nel 1984, in qualità di Assessore all’Urbanistica, fui relatore del Piano Regolatore di Capri e, riprendendo la battaglia avviata negli anni ’70, riuscimmo ad ottenere finalmente dalla Regione Campania l’approvazione del Piano Regolatore Generale, che risultava quasi esclusivamente caratterizzato per gli insediamenti di edilizia economico e popolare.

Il cammino per arrivare a questo risultato, in verità, non fu semplice perché dovemmo combattere anche contro associazioni ambientalistiche, che, all’epoca, erano particolarmente forti a Capri e che cercavano in tutti i modi di impedire nuove costruzioni, soprattutto nelle zone di Palazzo a Mare e San Costanzo, ritenute di particolare importanza archeologica.

Ricordo che, in particolare, il Piano di Zona previsto nella zona di San Costanzo per un insediamento di circa 40 abitazioni era stato bocciato dalla Soprintendenza. Ma noi non ci arrendemmo ed insieme all’Arch. Livio Talamona che all’epoca ricopriva l’incarico di consulente dell’Ufficio di Piano di cui io, come Assessore all’Urbanistica, ero Presidente, grazie soprattutto ai nostri rappresentanti socialisti all’interno della Giunta Regionale, riuscimmo a riproporre nella zona di San Costanzo un altro Piano di Zona sia pur con ridotte dimensioni. Oggi nelle zone di Cesina, di Palazzo a Mare e di San Costanzo gli insediamenti di edilizia economica e popolare sono una splendida realtà e posso ben dire che sono serviti, all’epoca, a risolvere in buona parte il problema della penuria di abitazioni destinate ai ceti meno abbienti della popolazione caprese.

– Ma quale fu la motivazione che La spinse ad abbracciare questa dura battaglia?

La grande spinta si ebbe, in particolare, negli anni ’70 allorché si verificò in tutta la sua drammaticità il fenomeno della penuria di abitazioni nel Comune di Capri. Come si sa, nel 1978 venne approvata la legge 392, nota come legge dell’equo canone, la quale dopo anni di vincoli consentì ai proprietari, piccoli e grandi, di riacquistare la disponibilità delle abitazioni di loro proprietà.

Senonché, come era facilmente attendibile, tali abitazioni non vennero rimesse sul mercato, preferendo i proprietari fittarle a non residenti dato che i canoni previsti per le locazioni abitative ai residenti erano irrisori.

Tale fenomeno rese, appunto, particolarmente grave il problema abitativo e ci trovammo negli anni successivi in presenza di numerosissime famiglie sfrattate, le quali non riuscivano a trovare la benché minima sistemazione. Nel 1979 in particolare – io reggevo il Comune di Capri con funzioni di Sindaco – ebbi a trovarmi, nella Piazzetta di Capri, con ben 9 famiglie di sfrattati con mobili, letti e masserizie al seguito. L’emergenza richiedeva scelte coraggiose e, forse, al limite dell’incoscienza. E fu allora che emisi un’ordinanza di requisizione dell’ex Albergo Fenicia (ex Villa Verde) ove sistemai appunto quelle famiglie che ormai alloggiavano in Piazzetta. Si trattava, ovviamente, di una soluzione tampone che non poteva reggere a lungo e che avrebbe comportato, come in effetti comportò, denunzie a mio carico sotto il profilo penale e azioni di risarcimento danni da parte dei proprietari della struttura requisita.

Ho voluto ricordare tale circostanza per sottolineare che, all’epoca, il problema abitativo era così grave che si poteva risolvere in maniera definitiva soltanto con una coraggiosa ed incisiva politica della casa. Cosa che appunto fu fatta con i Piani di Zona di cui ho parlato poc’anzi.

– Come venne disciplinata la concessione delle abitazioni realizzate nei Piani di Zona 167?

In effetti il Comune acquisì le aree nelle quali erano previste i vari insediamenti e successivamente concesse alle cooperative edilizie esistenti nel territorio comunale le zone stesse in diritto di superficie per la durata di 99 anni, rinnovabili alla scadenza. È chiaro, però, che il sogno di ogni concessionario era quello di diventare proprietario della propria abitazione, per cui, in base alle successive leggi in materia, negli ani ‘87/’88 avviammo il discorso della conversione del diritto di superficie in diritto di proprietà. Su tale progetto, però, c’è stata una lunga stasi probabilmente perché le Amministrazioni che si sono succedute nel corso degli ultimi 20 anni non valutarono dovutamente questa esigenza. Oggi, finalmente, assistiamo alla conclusione di questo lungo cammino ripreso dalla precedente Amministrazione retta dal Sindaco Ciro Lembo sotto la regia dell’ex Assessore all’Urbanistica Marino Lembo.

– A distanza di anni come Le appare quella esperienza?

All’epoca (mi riferisco ovviamente agli anni ’70) l’idea di vedere nell’Isola di Capri la realizzazione di insediamenti di edilizia economico popolare poteva sembrare una chimera. Fummo definiti visionari, perché in un Comune notoriamente conservatore come Capri, una politica della casa volta a soddisfare esclusivamente i bisogni dei meno abbienti poteva sembrare una pazzia.

Oggi, invece, come dicevo quella che sembrava un sogno è una splendida, concreta realtà. Ci sono voluti anni, c’è voluta tanta determinazione, una incrollabile fede e, se anche molti dei beneficiari hanno dimenticato le battaglie che si sono combattute per raggiungere questo meraviglioso obiettivo, possiamo dire che ce l’abbiamo fatta.

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