Fu vera partecipazione?
di Paola Mazzina
Le ultime elezioni regionali verranno probabilmente ricordate non solo e non tanto per tutte le vicende politiche e giudiziarie che hanno preceduto ed accompagnato la vittoria in Campania di Vincenzo De Luca, non solo e non tanto per l’affermazione del centrosinistra sul centrodestra in 5 Regioni su 7, ma anche per il largo assenteismo alle urne che ha caratterizzato la consultazione elettorale anche a Capri. Sull’assenteismo in Campania ed in Italia autorevoli opinionisti si sono già espressi negli scorsi giorni per cui non intendo in questa sede ritornarci sopra.
Desidero invece condividere con Voi lettori alcune considerazioni che mi sono immediatamente sorte con riferimento all’esperienza caprese. In particolare, mi è venuto naturale un accostamento tra l’alta partecipazione al voto registrata appena l’anno scorso in occasione delle elezioni comunali ed il comportamento diametralmente opposto che gli elettori quest’anno hanno riservato alle regionali (com’è noto, ha votato solo il 33% del corpo elettorale).
È vero, si potrebbe osservare: in occasione delle consultazioni comunali la partecipazione è sempre alta anche e prevalentemente perché a competere sono candidati locali, perché il Comune è l’ente più vicino al cittadino con il quale ci si confronta tutti i giorni etc etc.
In realtà, per quanto corrette possano sembrare tali considerazioni, esse rispondono, a mio avviso, solo in parte alla domanda su cosa è successo quest’anno. Come è possibile che soltanto l’anno scorso orgogliosamente si parlava anche di un riconquistato diritto di partecipazione in nome di una riconquistata libertà ed oggi invece si diserta il voto rinunciando così ad esercitare proprio quella riconquistata libertà?
Senza generalizzare e avendo ben chiare le responsabilità politiche di ciascuno, il dato di quest’anno conferma una mia convinzione: la campagna elettorale del 2014 è stata vissuta come una entusiasmante caccia al tesoro, ossia un gioco in cui l’emotività è prevalsa sulla razionalità e la democrazia ha assunto il volto della demagogia.
Diversamente sarebbe difficile comprendere la contraddizione di un comportamento, quello seguito da larga parte della popolazione, che da una parte si mobilita (come meritoriamente ha fatto anche durante tutto l’inverno appena trascorso) perché l’ospedale funzioni, perché venga garantito il diritto alla continuità territoriale con la terraferma e per migliori trasporti marittimi e, dall’altra parte, rinuncia a scegliere i propri rappresentanti in Regione con i quali interloquire per ottenere quei servizi e quei diritti.
Il problema vero – che è un problema non solo di Capri ma che è molto diffuso nella società contemporanea – è un altro e riguarda la tendenza legata alla continua rivendicazione dei diritti senza alcun riferimento ai doveri. Tale fenomeno che, ripeto, negli ultimi tempi si è molto diffuso nella società, può sembrare come un aumento dell’egoismo sociale e un allentamento dei legami di appartenenza alla comunità civile. In altri termini, i diritti senza i doveri trasformano i desideri in pretese e la democrazia in demagogia e populismo.
La partecipazione del 2014 ha rappresentato una parentesi, un’esperienza che si è esaurita con quelle consultazioni, non si è tradotta in consapevolezza, non è servita a ritrovare un rinnovato senso civico di appartenenza alla comunità politica. Tra palloncini, spot elettorali, video messaggi ed altro, si è guardato al presente e non si è investito sul futuro.