Cinema e Capri Hollywood: Cattedrali nel deserto di una Capri deserta e chiusa

Cinema e Capri Hollywood: Cattedrali nel deserto di una Capri deserta e chiusa

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–  di Antonio Desiderio –

Il 2015 si è concluso. Due sono gli eventi che ne hanno caratterizzato la fine: la riapertura del cinema e Capri Hollywood. Il primo è stato salutato dalla propaganda di parte Primavera come un successo dell’amministrazione. Il secondo è passato più o meno in sordina. Forse perché il comune capofila nell’organizzazione del festival non era Capri, ma Anacapri, e quindi non ce ne si poteva assumere né meriti, né demeriti. Cosa abbastanza improbabile, vista l’abilità de La Primavera nel dichiararsi incompetente su qualsiasi materia.

Due eventi, dunque. Bene. Anzi, male! Se pensiamo che sono passati sette anni prima che Capri potesse avere di nuovo un cinema; se pensiamo che non soltanto Capri non è più il comune capofila nell’organizzazione di Capri Hollywood, ma che questo evento è avvenuto nello squallore di un’isola chiusa, spenta e vuota; se confrontiamo tutto ciò con i proclami de La Primavera sul mai impostato, quindi mai avvenuto, allungamento della stagione turistica; se consideriamo che ci aspettano altri tre mesi di ulteriore vuoto, tutto ciò, più che un successo, è un fallimento di proporzioni gigantesche.

Certo è meglio avere che non avere un cinema. Tuttavia, avere un cinema e non avere la possibilità di mangiare una banale pizza subito dopo una proiezione durante una buia sera di Gennaio, sembra più un gesto di carità fatto a quattro rompiscatole che si ostinano a non volersene stare a casa, che il frutto di politiche culturali strutturate.

Lo stesso valga per Capri Hollywood, una manifestazione con un grande potenziale culturale, economico, sociale e d’immagine, ma che è passata del tutto inosservata, non avendo Capri strutture aperte per accogliere non soltanto gli ospiti dell’evento, ma anche gli eventuali turisti che sarebbero potuti venire appositamente – i quali, non a caso, non sono venuti. Perché avrebbero dovuto? Per fare cosa? Per dormire in quale albergo? Mangiare in quale ristorante?

Qui il problema. Quando i nostri amministratori parlano di ‘allungamento della stagione turistica’ di cosa parlano esattamente? Se volessimo parlare seriamente di allungare la stagione turistica dovremmo parlare anche di piano commercio. Il che significa studiare delle strategie atte a: 1) favorire la diffusione di attività commerciali che abbiano interesse a restare aperte quanto più tempo possibile nel corso dell’anno; 2) stimolare l’interesse delle attività esistenti a restare aperte quanti più mesi possibile oltre la scadenza di Ottobre; 3) laddove possibile, attraverso la pratica di consultazioni orizzontali tra amministratori, operatori economici e lavoratori, stabilire regole tali da fare in modo che attività commerciali e strutture ricettive restino aperte per almeno dieci mesi l’anno.

Questa è soltanto una parte di ciò che andrebbe fatto. Oltre ad essere difficile, comporta scelte impopolari che potrebbero costare voti. I voti, ad esempio, dei tanti che dovrebbero rinunciare alle calde spiagge della Thailandia pagate con i soldi di sei mesi di assegni di disoccupazione per andare invece a lavorare. Molti dei quali, non tutti, sono coloro che hanno alzato la voce contro il governo Renzi per aver ridotto da 6 a 3 i mesi dell’assegno di disoccupazione. Non è la prima volta che sulle pagine di questo giornale viene detto che la risposta alla mancanza di lavoro a Capri non è più disoccupazione (parlando dell’assegno), quindi più precarietà. Ma più lavoro. Soprattutto, più lavoro stabile.

Chi amministra oggi Capri, così come chi l’ha amministrata in passato, tutte queste cose le sa e, forse, per questo non fa nulla. La differenza tra i primi e i secondi è il fatto di aver chiesto il voto sulla base della rottura con il passato: “Cambiamo il vento!”, dicevano.

Ma il vento non è cambiato. Entro la fine di Ottobre 2015 quasi tutte le attività ricettive erano chiuse, nonostante la presenza di turisti e il bel tempo che aiutava. Dal momento che nessun piano commercio è allo studio, si ha ragione di credere che lo stesso accadrà il prossimo Ottobre, con la differenza, rispetto a quest’anno, che l’assegno di disoccupazione non coprirà più 6, ma 3 mesi; e che per i restanti 3 mesi i lavoratori stagionali resteranno senza lavoro e senza stipendio.

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