Ci si mette pure la RAI

capri_inverno

 di Ludovica Di Meglio –

Il telegiornale della terza rete dedica un servizio, neppure troppo breve, al Natale glamour. La sorpresa è che non riguarda le alpi francesi o le vie dello shopping delle capitali europee più in voga, ma un isolotto del Mediterraneo, un agglomerato di rocce arrabbiate, con sponde alte ed acuminate: è come se un po’ ci provasse, Capri, a starsene in mezzo al mare per gli affari suoi. Il problema è che di quelle rocce la gente poi si innamora, perché a tutti piacciono le spiagge con la sabbia chiara, morbida e bionda, ma gli uomini, si sa, sposano le brune.

Dicevo, quindi, di questo servizio. Tra primi piani, Hollywood, soubrette e premiazioni, c’è una chiosa che è destinata a far discutere. La voce fuori campo infatti parla specificatamente degli albergatori capresi, tout court dice che sono degli incompetenti perché Capri era piena e quelli, senza pensarci due volte, se ne sono stati chiusi.

Ora io non so cosa significhi tenere in piedi l’organizzazione di un grande albergo di lusso, non so quali siano i costi, se le perdite di una lunga stagione invernale deserta siano sostenibili, non so se il pienone nella notte di San Silvestro sia abbastanza per parlare di stagione turistica invernale. Ed è giusto che non sappia tutte queste cose.

Ammetto che mi fa corrucciare un po’ il naso e forse anche un po’ alzare il sopracciglio l’idea che si dica che i capresi non sono competenti in materia di turismo, ma non è di questo che voglio parlare. Voglio parlare di pubblico e privato, perché è di questo che mi occupo e perché è questo l’onere e l’onore a cui la fiducia dei miei concittadini mi richiama. La verità è che pubblico e privato non sono due sfere separate come dovrebbero e men che meno sono due mondi che non si incontrano mai: non ci sono giudizi da fare, è la realtà. Spesse volte il pubblico si avvale del privato per garantire servizi (scuole, ospedali), posti di lavoro, costruzioni edili e qualsiasi cosa possa risultare conveniente per le casse comuni affidare ad un soggetto esterno. Sto parlando di un ambito di legalità. Il rapporto è reciprocamente profittevole quando l’impresa privata trae il suo giusto profitto e l’ente pubblico trae un commisurato beneficio per la comunità. Detto in poche parole fa quasi ridere: va tutto bene quando le imprese fanno impresa e le amministrazioni amministrano.

In questo quadro i problemi iniziano ad arrivare quando si gioca con la bilancia, perché se l’impresa trae un profitto spropositato rispetto al beneficio della comunità siamo in odore di corruzione e su questo siamo tutti d’accordo, ma se la comunità trae un beneficio eccessivo dall’opera del privato, parliamo di beneficenza ed una comunità che si regge sulla beneficenza di pochi proprietari è una comunità che rinuncia alle sue libertà più basilari! Il pubblico ed il privato devono incontrarsi, devono parlare, devono pianificare insieme: entrambi possono e devono fare di più, ma come partner, in una posizione paritaria, in una tavola rotonda.

Che significa tutto questo? Che come paese Capri se vogliamo, e dobbiamo volerlo, allungare la stagione turistica, abbiamo bisogno di un piano concreto per Capri d’inverno, che non si basi sulla benevolenza degli albergatori o dei commercianti costretti contro interesse a restare aperti artificiosamente, ma su progetti concreti. Dobbiamo fare in mondo che i privati vogliano restare aperti!

Possiamo anche domandare il loro aiuto in termini di uno sforzo iniziale, per buona fede, ma che sia nel contesto di un progetto concreto di rilancio invernale dell’isola, che non può essere solo una breve premiere cinematografica. Quale progetto?Sicuramente uno che si basi sulla cultura, sull’intrattenimento e sull’accoglienza, perché in questo campo non dobbiamo farci dare lezioni da nessuno.

 

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